(Nuclear Blast Records) Solidi, rispettati, colonna dell’heavy e power metal eppure spesso scrutati e discussi senza un metro di giudizio davvero sereno. I Blind Guardian sono una band enorme, gran peso stilistico e infatti ogni loro album è almeno un buon album. Pur ritrovando certe melodie e soluzioni di arrangiamento, quanto una maestosa e solenne forza che pervadono abitualmente le produzioni dei Blind Guardian e per le quali sono punti distintivi, “The God Machine” non è tacciabile di essere un passo falso. La band che non sforna album con una sistematica regolarità, prendendosi anche un po’ più di tempo prima di pubblicarne un nuovo, con “The god Machine” punta ad album solido e possente, come lo ribadisce in apertura la maestosa quanto un tipico standard dei tedeschi “Deliver Us from Evil”. L’uso dell’orchestrazione nei pezzi si abbina a melodie altisonanti e degnamente power metal. Melodie pompose, delle vere armature di note che rivestono l’acciaio cromato e nobile dei Blind Guardian. Un atteggiamento risaputo della loro musica, eternamente fiera e potente. La musica dei Blind Guardian non si abbandona mai ad un’epica allegra, persevera le tinte in chiaroscuro, insiste dogmaticamente da sempre sulla potenza e le chitarre sono trame melodiche serrate e sempre più lontane da atti di libertà creativà inattesi. “The God Machine” è un album che la band ha voluto fosse discendente dalla propria filosofia più nota, evitando eccessi in registri differenti dal solito, come per “Life Beyond the Spheres”: una canzone accattivante per il suo andare tra mid e up tempo e un fraseggio delle chitarre quanto una cornice melodica che insegue pathos, dramma e orchestrazione di stampo corale. “Architects of Doom” e “Blood of the Elves” sono tra i pezzi più tirati e spediti dell’album e in essi la band brilla solo per l’impalcatura vocale, maestosa e pomposa, ma entrambe sono piuttosto semplici come resa strumentale. “Destiniy” propone una grande idea vocale, un’atmosfera che sembra quasi una trasfigurazione lirica in metal di una situazione melodica con più sfumature. “The God Machine” probabilmente non stupisce, però non è affatto un lavoro sotto tono. L’album suona coinvolgente e suona possente, a tratti è articolato e in altri è semplicemente diretto e tempestoso. Dunque i Blind Guardian!
(Alberto Vitale) Voto: 8/10