(Eastworld) Il sound meno auspicabile per delle pagine elettroniche marchiate come Metalhead! Gli statunitensi Blood On The Dance Floor, che da questo momento li indicherò come B., ne sfornano un altro, di album, che può accrescere la loro fama di musicisti prettamente di elettronica. Anche se a dire il vero la fama dei B. è piena di ombre, cioè di critiche. Per me i B. sono un ensemble dub, il quale frulla hip-hop, dance, nu metal e altre cosucce contemporanee. Tutto insieme per un sound fatto di propulsione elettronica, rime rappate, melodie a tutto spiano. La componente sonora è dunque circuitale, fragorosa e direi anche ottimamente prodotta. Alzare il volume sui pezzi dei B. significa testare l’acustica dell’impianto. “Bad Blood” dunque ha poca chitarra, la batteria non è un tappeto ritmico metal, tuttavia qualche momento spinto non manca ed è di taglio nu-metal (tipo Linkin Park?) e con pochi ritornelli zuccherosi in stile melodic metalcore. L’aspetto vocale di “Bad Blood” è chiaro, una cadenza free-style che inonda l’ascoltatore, senza però venire meno a cantati melodici e fluenti. Questo nuovo album ha una densità sonora a mio avviso abbastanza interessante, anche se il tutto mi appare (nella mia poca cultura dub) a tratti standard. Penso che “Bad Blood” sia l’esempio di un sound molto americano e in Italia forse troverebbe proseliti tra gli skaters e i writers; la musica dei B. per il resto è qualcosa che manifesta molto l’essenza di un’altra “cultura”. Non ho i testi, aspetto penalizzante per un album dove c’è molto “verbo”, ma ho letto alcune filippiche su siti americani che criticavano aspramente i versi di Dahvie Vanity e Jayy Von Monroe. Bene, su questo che se la sbrigheranno i B., la critica del loro paese e i fans.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10