(Nuclear Blast Records) «Molti dei nostri testi trattano del nostro scetticismo nei confronti della religione e del genere umano in generale. Sii libero o sii morto» dice il chitarrista Danile “Død” Olaisen, parlando di questa nuova bordata di morte, appunto intitolata “Imperial Congregation”. Il rifiuto della religione e chissà quante altre forme organizzate che rappresentano un controllo o un abuso perenne, sono gli argomenti di base in questo album che onora una carriera iniziata sul finire degli anni ’90. “Imperial Congregation” è asciugato da grossolanità, con qualche atto più o meno tecnico, una pulizia esecutiva ben definita, quadrata e dunque molto ordinata. I pezzi dei Blood Red Throne vanno al sodo e al contempo in essi piazzano delle progressioni, diverse impennate da parte delle sei corde quanto dal lavoro di Freddy Bolsø, batterista. Un momento di forma per i norvegesi, pur tenendosi stretti a uno stile nel quale tutto sommato pezzo dopo pezzo li rende riconoscibili e accostabili a soluzioni adottate nel passato.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10