(Soulseller Records) Sono ventisei anni di carriera per i norvegesi Blood Red Throne, nonostante Daniel “Død” Olaisen, chitarrista ed ex dei Satyricon negli anni ’90, e il batterista Freddy “the Shred” Bolsø che lasciò la band agli albori per poi ritornare nel 2013, sono gli unici elementi del nucleo orginario e da quest’anno Sindre Wathne Johnsen prende posto al microfono. Nella patria Norvegia i Blood Red Throne sono cresciuti sotto il vessillo del death metal, diventando forse tra le formazioni più famose di quella nazione nell’ambito del genere. Negli ultimi anni hanno accresciuto il proprio potenziale sviluppando una maggiore quantità di trame thrash metal e accade anche in questo “Nonagon”, con l’insieme stilistico del death metal proposto appare alimentato dalla scuola americana del genere. Una pulizia esecutiva come sempre ineccepibile e una copiosa serie di pattern ritmici che sottolineano i cambi di passo e le svolte di stile. Soprattutto è proprio il ritmo che decide l’aspetto dei pezzi, prima ancora di ragionare su un discorso melodico determinato dai riff. Una buona metà e oltre dell’album riesce ad essere alquanto fruibile, con episodi abbastanza trascinanti. La maggior parte dei pezzi si piazza su poco più dei quattro minuti di durata e solo la title track supera i cinque, mentre la conclusiva “Flershrend” sfiora i sette minuti. L’onestà di un album death-thrash metal è perfettamente percepibile, i Bloods pur non riuscendo a creare qualche pezzo distintivo e totalmente ‘spaccaossa’, lavorano con sapienza i propri riff ritmici e i legati, le mitragliate di doppiacassa, il lavoro con doppia voce in growl soprattutto e poi scream di Sindre Wathne Johnsen e quel passare da scalate death metal dalle atmosfere marce a quelle ritmate e poderose sequenze thrash metal che stemperano i toni proprio del tenebroso death metal.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10