(Autoproduzione) Fumo. Tanto, tantissimo fumo. Gli occhi lacrimano, le narici sono dilatate, la mente divaga, viaggia, si allontana, vola, decolla, esplode. Queste sono le sensazioni che emergono ascoltando l’EP degli italiani Blood Red Water. Doom e sludge spinti a livelli di instabilità mentale, un virus sonoro che coinvolge e cattura la mente, mentre le vibrazioni generate sono in grado di destabilizzare il corpo, causando lacerazioni interne, fibre che si staccano da altre fibre, verso una emorragia totale, violenta, irreversibile. Ed intanto scorre il tempo, scandito senza pietà da questo sound, il fumo si intensifica, la paranoia diventa aggressiva, la frustrazione diventa rabbia e le cinque tracce riescono a causare all’ascoltatore quasi mezz’ora di vicinanza con l’oscurità, una oscurità nella quale si rifugiano le menti drogate, alcolizzate, ammalate, terminali. La band si definisce Sludge/Doom per drogati e vi garantisco che la dichiarazione di intenti è assolutamente vera: ascoltare i Blood Red Water scatena l’autolesionistico impulso di far uso di qualsiasi sostanza in grado di alterare la percezione, la coscienza… il pensiero stesso. La opener “A Ride In The Funhouse” è pesantissima ed il growl del disumano cantante viene esaltato dalle ritmiche cadenzate, lente ma estremamente robuste. “Megalophobia” attorciglia le vene che arrivano al cuore, o al cervello, le strappa creando un gocciolante groviglio di resti umani, mentre l’intensità del fumo aumenta, ed iniziano ad integrarsi altre sostanze invisibili, dagli effetti tutt’altro che innocui. “Bad Trip In A Toxic Mind” dopo l’inquietante intro è il pezzo che più di tutti mostra la capacità della band di creare un sludge, un doom, -chiamatelo come vi pare- ma sempre e comunque ispirato alla paura, all’horror… come se questa musica fosse perversamente pensata per un film horror non ancora scritto. “The Outstanding Loss” continua il concetto espresso nella precedente, esaltandolo ed espandendolo, con una grinta stupenda e l’uso di alcuni sample vocali che terrorizzano, mentre la voce diventa infernale…. ed la ritmica semplicemente letale. La conclusiva “Thundersnow In Venice” offre delle varianti interessanti: uso anche di voci pulite, una resa atmosferica imponente per generare una canzone lenta, lacerante, pura sofferenza e deviazione. Un EP tetro, maleodorante, contagioso, suonato e registrato molto bene, un mortale anticamera dell’inferno che un full length dei Blood Red Water -spero di prossima pubblicazione- può scatenare senza limite e senza alcun rispetto.
(Luca Zakk) Voto: 8/10