(Rude Records) Rabbioso e pesante secondo album per i britannici di Harrogate, Nord Yorkshire, nati come hardcore punk band che pian piano ha implementato nel sound quella sottile vena di groove e thrash. Semplifichiamo tutto e chiamiamolo crossover dunque, visto che tra Sepultura dei bei tempi, Biohazard, senza il rap e freestyle, gli echi ci portano proprio lontano dall’hardcore puro. La band arricchisce il proprio sound di scorci metalcore, soluzioni con clean vocal e suoni placidi. Un’ottima soluzione per evitare che “Starve” sia un sanguinante grumo di rabbia, caos e metallo. Sulla lunga distanza i ragazzi di Harrogate non paiono affatto degli sprovveduti. Con quelle chitarre che grondano distorsioni, una base ritmica che è un diesel e la rabbiosa interpretazione vocale di Kaya Tarsus, mitigata da qualche improvvisa strofa in clean o comunque melodica, sanno come controbilanciare tutto questo e stare al passo con i tempi. Le canzoni dei Blood Youth sono un impatto violento, ma anche una scarica di tensione divorante. Un muro sonoro contro il quale si sbatte o che rischia di franarti addosso. In ambedue i casi l’ascoltatore cade stecchito. Spacciato.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10