(AFM) Quanti alti e bassi, nella carriera dei Bloodbound! E quanti cambiamenti di genere! Partiti con un’ottima miscela di power e NWOBHM con “Nosferatu”, i nostri sono poi passati a un power più classico con “Book of the Dead”, a un power/thrash poco convincente per “Tabula Rasa”, a un power/hard rock ‘avantasiano’ per “Unholy Cross”, al metal classico per “In the Name of Metal” , per poi assestarsi su un heavy/power sabatoniano con l’ultimo “Stormborn”. “War of Dragons” cambia, per una volta, poco, e semplicemente si volge ad atmosfere e tematiche fanstasy. “Battle in the Sky” segue con devozione, come si diceva, la strada battuta dai Sabaton, e così fanno, anche troppo scolasticamente, “Tears of a Dragonheart” e “Fallen Heroes”. Alta la dose di folk in “Silver Wings”, mentre abbiamo il power più squillante possibile per “King of Swords”. La doppia cassa a elicottero la fa da padrone anche in “Guardians at Heaven’s Gate”; il brano migliore è certamente “Symphony Satana”, che unisce verve e belle strutture. Si chiude con l’happy metal di “Dragons are forever” un album che ha almeno il pregio di essere coerente. E che è sicuramente il migliore sfornato dai nostri da dieci anni a questa parte.
(René Urkus) Voto: 7/10