(Emanzipation Productions) Avrei scommesso il mio piede sinistro sul fatto che questo gruppo fosse statunitense… e ora sarei mister gamba di legno. No, i Bloodphemy sono olandesi, ma lo nascondono a mio avviso abbastanza bene, proponendo un genere che nel flyer viene accostato a Nile e Hate Eternal… mah, a me sinceramente questo paragone stona assai, propendendo invece per un accostamento per me più naturale, citando in causa gli Obituary. Non basta infatti una voce brutale per fare del brutal, in quanto un genere, qualsiasi genere, non è definito da specifiche tecniche quanto da un mood generale, una sorta di retrogusto apprezzabile come sottofondo della produzione musicale. Qui, per esempio: mancano per così dire le cattive intenzioni, l’aggressività cieca e annichilente tipica di gruppi quali i Monstrosity. Se invece proviamo a cercare quel marciume da lurido ghetto e bassifondi, allora forse le cose cominciano ad assumere un senso. Il trucco è non fermarsi alle apparenze e valutare l’atmosfera che trasmette l’opera: se ascoltate a occhi chiusi l’intro di “Revelation” sarà difficile per voi non ricondurla ad un brano dei fratelli Tardy. Il mio consiglio, per questo disco, è togliersi dalla mente la copertina e accostarsi con neutralità al platter, onde evitare di precludersi un ascolto che altrimenti non sarebbe poi così positivo. Ma se sospendete il giudizio per un po’, il disco filerà via che è un piacere, pur non aggiungendo nulla di nuovo ad un genere che secondo me può vivere anche solo con gli Obituary come magnifici e solitari esponenti.
(Enrico MEDOACUS) Voto: 7/10