(Black Widow) Difficile una opportuna collocazione dei Blue Dawn, giunti al secondo lavoro. Prog? Doom? Metal? Rock? Alternative? O parliamo semplicemente di musica che esce dalla porta delle classificazioni per entrare nel vasto mondo della libertà espressiva? Certo, il territorio è quello del rock, ma è veramente vasto il range di influenze, idee e stili ritrovabile in “Cycle Of Pain”: c’è la fantasia 70s. C’è del prog moderno. C’è rock, hard rock e metal. Ci sono certe evoluzioni, certi passaggi di chitarra che sono “odierni”, sostenuti da una sessione ritmica decisamente vintage (sentitevi “Red Sun”). La chitarra non rispetta la definizione di “elettrica” o “non elettrica”, si tratta piuttosto semplicemente di una chitarra che riesce a parlare in varie lingue, vari toni, diverse voci. L’album ha una iniezione importante di strumenti “non convenzionali” (nel metal): il sassofono, per esempio, uno strumento caldo, malinconico, coinvolgente, dolce ed anche estremamente heavy. I Blue Dawn affidano il microfono a Monica Santo, cantante con una voce poderosa, completa, dal timbro squillante, sempre coinvolgente e dominante. Ed è anche un piacere sentirla duettare con la controparte maschile su “In Every Dream Home A Heartache”, un pezzo angosciante, lento ed estremamente arricchito dal sassofono. Uno sguardo ai Black Sabbath con “Emerald Eyes” che evolve verso un hard rock orecchiabile ma estremamente complesso, non privo dell’immenso apporto strumentale progressivo della band. La title track è sostanzialmente doom metal al femminile, piena di oscurità, molto misteriosa. Altro pezzo stupendo, ancora una volta aiutato dal sassofono è “Clone” mentre risulta godibile quel feeling glorioso, quasi epico, dell’impostazione di “Contempt”. Un disco con una componente artistica elevatissima, concepito ed interpretato da musicisti di alto livello capaci di fondere tante idee, reinventarle, arrivare al corromperle per mettere insieme una proposta unica, diversa, distintiva, che grazie ad un lead vocals femminile tocca confini più estremi, più inusuali, più ribelli. “Cycle Of Pain” è quasi un’ora di musica evoluta, adulta, intelligente, forbita. Un uso sublime degli strumenti, una interpretazione fantastica delle regole che fanno convivere gli strumenti stessi, il tutto per dare origine a musica che esce da qualsiasi restrizione data da definizioni e classificazioni.
(Luca Zakk) Voto: 8/10