(Century Media / Sony Music) Se “Bloodlust” è stato musicalmente l’impatto più potente e trascinante degli ultimi anni da parte dei Body Count, con “Carnivore” la band ha solo rimestato le stesse idee di fondo. “Merciless” sembra porsi altrettanto come una delle migliori pubblicazioni in assoluto per la band di Ice-T. I Body Count non ci vanno giù con gentilezza in “Merciless” e le bordate hardcore e thrash metal con tante influenze slayeriane, aspetto abituale nei loro lavori, sono ben assestate ma altrettanto intervallate da principi melodici ben calibrati e diffusi. In un certo senso “Merciless” è la sincera radiografia del lato metal e quello rap che la band ha imparato a far coesistere nella propria musica e diventare così la vera istituzione di questo affraternamento stilistico al giorno d’oggi. “Merciless” è la forma perfetta di una band in vita dopo diverse traversie. Si ricordi il clima da inquisizione sulla famosa canzone “Cop Killer” e delle morti di alcuni membri della band per mali incurabili o atti di violenza. Poi il tempo passa: le pause, il rimettersi in moto, i nuovi album e tutto giunge a una lucidità che tramortisce in questo album nel quale compaiono George Fisher dei Cannibal Corpse, l’ex Killswitch Engage Howard Jones, J. Badolato dei Fit For An Autopsy, il sempre richiesto Max Cavalera, tanti altri meno noti e poi a margine del tutto il Sig. David Jon Gilmour! Dodici canzoni di livello, un Ice-T con una voce un po’ logora ma non perduta – dannazione, ha 66 anni – un comparto ritmico sostanzioso, denso e qualitativamente frizzante, ed Ernie C, chitarra principale, a distribuire riff cocciuti e poderosi con scorribande tra l’hardcore newyorkese e il metal più elementare e assimilabile di sempre e rigorosamente yankee. Compare dunque una cover, formato caro ai BC, del classico dei Pink Floyd “Comfortably Numb. La canzone viene riproposta in una forma nuova, con un testo totalmente rivisto e di marca Ice-T ma con David Gilmour ad eseguire un assolo, il climax nella versione originale, che invece qui perdura dall’inizio alla fine del pezzo.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10