(Petrichor) Se avessi saputo che dietro al (geniale) nome Bohemyst si celavano gli immensi Avenger, non avrei mai ascoltato questo CD a cuor leggero. Tante sono ogni volta le mie aspettative verso quello che ritengo essere forse il gruppo più sottovalutato del panorama estremo europeo quando esce un loro album, che quasi mi è sembrato di far loro un dispetto nell’aver dedicato all’opera qui recensita un ‘normale’ ascolto. Perciò la mia non sarà una recensione neutra, ma semplicemente la constatazione che del gruppo solo il nome è cambiato. L’indole squisitamente feroce e nel contempo ricercata che da sempre ha contraddistinto questa band non è stato affatto scalfita. L’incipit pomposo ed epico dell’intro apre alla traccia che da il titolo all’opera. Un metal veloce, leggermente nervoso eppure elegante, semplice ma mai banale, lineare nelle strutture, eppure non completamente assimilabile in un unico ascolto. Sembrano passati davvero pochi anni da quel capolavoro che risponde al nome di “Fall of Devotion, Wrath and Blasphemy”… la stessa rabbia scorre in queste canzoni, la stessa creatività, la stessa freschezza compositiva. Resterà un mistero per me come questo gruppo sia stato praticamente ignorato per quasi quarant’anni e lo sia tutt’ora…
(Enrico MEDOACUS) Voto: 10/10