(AFM Records) I primi tre album della carriera quasi quarantennale dei Bonfire sono “Don’t Touch The Light” del 1986, “Fire Works” del 1987 e “Point Blank” del 1989 che rappresentano punti di massima, forse lo zenith dell’hard rock della band tedesca. Hans Ziller, chitarrista e mastermind della band, nonché ultimo rimasto della formazione d’origine, un giorno qualsiasi, di colpo, d’emblée, si chiede come suonerebbero quei tre album se fossero registrati con gli studi odierni che così moderni e super avanzati? Quale resa fornirebbero? Come suonerebbero poi se la formazione attuale vedesse il giovane greco Dyan Mair alla voce, Frank Pané all’altra chitarra (di Valley’s Eve, Sainted Sinners), il bassista Ronnie Parkes e il batterista Fabio Alessandrini (Annihilator)? A quel punto è presto detto: Ziller si mette all’opera con gli altri e ri-registra i tre album che la AFM pubblica in pompa magna. Trentacinque canzoni nelle quali «il riferimento diretto agli originali è stato mantenuto, ma allo stesso tempo si può vedere che si tratta di nuove versioni degli album», spiega Ziller che aggiunge «naturalmente abbiamo mantenuto il più possibile gli arrangiamenti originali, magari modificando leggermente un riff di tanto in tanto o aggiornando il suono di una parte di chitarra. Ma tutti gli elementi essenziali, compresi i testi, sono rimasti intatti». Orbene e allora perché riregistrare e magari non rimasterizzare? Magari ampliando le ristampe con degli inediti degni di nota. Insomma, Roger Waters ri-registra “The Dark Side Of The Moon”, i Bonfire ri-registrano tre album, i Wishbone Ash ri-registrano addirittura un live album. Tra poco Stephen King magari riscriverà “It” e “Shining” – è una provocazione! – e prima o poi l’AI riformulerà le nove sinfonie di Ludwig van Beethoven – magari qualcuno lo ha già fatto… – ! Dopo questa freddata di fatti e frutto di qualche opinione strettamente personale, i tre lavori suonano davvero bene. Come potrebbe non essere altrimenti, visti i buoni originali sostanzialmente rispettati come detto da Hans Ziller. Le canzoni sono buone, gradevoli alcune, elettrizzanti altre e coinvolgenti altre ancora. La capacità vocale di Mair è impressionante e l’hard rock/hard & heavy con punte di classic rock della formazione di origine teutonica sono valorizzati. Ciò non toglie che certi musicisti, arrivati a un punto della loro carriera, dovrebbero smetterla con atti eccentrici che sembrano porsi tra protagonismo ed opportunismo. Atti mossi da vezzi, effimere ambizioni e per un suonare per costruire un pacchetto da pronto-consumo. Come se il lanciare un nuovo prodotto fosse una routine e non una buona idea.
(Alberto Vitale) Voto: s.v.