(Minotauro Records) Ciò che sorprende di “WC Monster” è il fatto che sebbene abbia i suoi natali nel 1989, il sound sembra ancora più retrò, cioè un thrash metal di fabbricazione primi anni ’80. Un sound sul quale pesa l’intera tradizione ed essenza del genere e non da meno le sue componenti che lo formano. I Bootlegs sono una band islandese che ha conosciuto un certo prestigio, ma al contempo anche una breve durata di vita, tra il 1986 e il 1991, salvo poi ritornare a fare musica in più occasioni, tanto che è dal 2012 che si parla della possibilità di avere del nuovo materiale dei Bootlegs. “WC Monster” viene riproposto con l’aggiunta di alcune tracce live e allunga dunque il totale di questa graziosa confezione ricca di foto e note, ma più di tutto rinforza la quantità musicale visto che i pezzi dell’album sono costituiti da un minutaggio quasi da canzone pop. “рÚ” arriva a meno di 2’, “SOD” a 1’30”, poi ci sno pezzi di oltre 2’ e solo l’oscura e diafana title track tocca gli oltre 4’, insieme agli altrettanti dell’opener “At the End…”. Un thrash metal degli albori, ma dato al pubblico già con quasi dieci anni sulle spalle e ciò avviene con delle canzoni che in alcuni casi mi hanno ricordato gli albori dei Raven, cioè quello stile che thrash forse non è, speed metal lo è di sicuro, ma con dentro cenni di un hard rock dozzinale , sporco e con un heavy degnamente presente. Tutto questo è un concentrato di personalità, di ricordi e di album che hanno segnato un intero movimento. Ascoltare “Shall I Die” è come ritornare alle prime contaminazioni punk nell’heavy e nel suo figlio diretto, appunto il thrash metal e che abbiamo ingoiato attraverso i lavori degli Anthrax, i SOD e così via. Senza fronzoli i suoni, diretti e d’assalto, la voce arroventata, le melodie chiare, il drumming un martellare esplicito. Un’altra riscopertamntargata dalla nostrana Minotauro.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10