(Autoproduzione) Gli spagnoli Bostok sono al loro secondo lavoro, ma dopo attento ascolto posso solo dire che… le idee sono tante ma confuse. Ma veniamo con ordine. L’intro della prima traccia apre ad un pezzo piuttosto aggressivo, una via di mezzo tra l’hardcore ed il death svedese. Poi segue una serie di tracce che spaziano dal melodico al post rock, dal death all’heavy un po’ più classico. La cangiante voce del cantante cerca di adattarsi di volta in volta alle varie soluzioni stilistiche e lo fa tutto sommato con mestiere e dovizia. Il problema che emerge fin da subito è la discontinuità onora non solo tra le tracce ma anche all’interno dello stesso pezzo. Fino a portare a soluzioni francamente discutibili come il voler inserire una sviolinata d’organo così, a caso, nel bel mezzo di una canzone, senza motivo apparente. Quella che dovrebbe essere una prova di eclettismo si trasforma in una rischiosa scommessa che per il momento non ha dato i nostri come vincitori. Come dicevo poc’anzi…molte idee ma riportate in modo sconnesso e caotico, senza un filo conduttore a fare da collante. Per questo gruppo urge trovare la formula per tramutare l’irrequietezza sonora in stile… eh, ho detto nulla…
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 5,5/10