(Autoproduzione) Ecco qui una cosa che non avevo ancora visto: un trio heavy metal formato da due ex-wrestler! I losangelini Brute Forcz hanno autoprodotto il loro debut già l’anno passato, ma solo oggi la Pure Steel Records decide di promuoverlo (non ri-pubblicarlo, soltanto promuoverlo) sul mercato europeo. Ma ne valeva davvero la pena? Già con “Live for Speed” (che in ogni caso è uno dei pezzi più ispirati in scaletta) i difetti del disco suonano tutti abbastanza evidenti: una produzione un po’ piatta, un adeguamento abbastanza scolastico ai dettami dei Motorhead e dell’heavy metal alcolico, e un songwriting abbastanza statico (i riff della lead guitar danno l’impressione di ripetersi identici all’infinito, e anche le soluzioni scelte dalla batteria appaiono abbastanza monotone). Così abbiamo tutti i cliché del (sotto)genere: l’amore un po’ sconcio e fuorilegge (“Teenage Lover”), l’inno da die hard fan (“Leather’n’Chains”), i motori (la già citata “Live for Speed”). Un po’ di brio arriva soltanto con la conclusiva “Freedom’s Heart”, ma è davvero poca cosa. Dispiace la bocciatura, ma lasciare il ring per dare alle stampe un disco fiacco non è stata una buona idea…
(Renato de Filippis) Voto: 5/10