(SubSound Records) Si po’ prendere sul serio un album che ha come titoli “La Canzone del Sale” (cover-parodia di Lucio Battisti), “Lapo Elgrind”, “Dawson Crick”, “Il Marchese del Grillo”, “Pig Floyd” e così via? Certo che si può, anzi si deve. I Buffalo Grillz fanno sul serio, lo hanno fatto anche col precedente “Grind Canyon”, altro titolo esemplare, espandendo la propria visione delle cose attraverso il grindcore. Attraverso un furia sconsiderata e un dirompente atto di forza. Forza? Beh, non solo quella. I Buffalo Grillz sono Torbinor  alla voce (Undertakers), Cinghio  alla chitarra (Orange Man Theory), Gux  al basso (un ex Tsubo) e  Mastino alla batteria (Dr. Gore). La batteria è sempre millimetricamente precisa, espressa attraverso un colpire che la mette alla stregua di una trivella che perfora la crosta terrestre. Batteria che sostiene chitarre pesanti, a volte con bordate di death metal, ma accelerati senza la minima pietà. Hardcore che spezza i ritmi apocalittici di tanto in tanto, ma l’habitat dei Buffalo Grillz è un uragano sonoro che si muove in 40’. “Vision Divan” ricorda gli A.C., ma si risale anche ai Napalm Death e al brutal death metal, come per “Sermoneta Chainsaw Massacre”. Estremismo con il sorriso sulle labbra, la cosa migliore per ingoiare questa sorsata di soda caustica. Fanno parte di questa registrazione anche individui come Gordo (Ratos De Porao), Kelio (Rotten Sound), Tom (Mumakil), Luca Mai (Zu e Mombu) e Cristiano (Fleshgod Apocalypse).

(Alberto Vitale) Voto: 7/10