(Great Dane Records) La caratteristica saliente del secondo album degli svizzeri Burning Flesh è che non stanca. Non produce cali di attenzione. Quante volte l’ho ascoltato? Tante, eppure ogni passaggio è stato come scivolare senza intoppi. Proprio come una palla da biliardo che rotola senza produrre suoni su un tavolo con il panno verde. Il death metal dei Burnings è liscio, ben costruito; altalena tra blast beat alla Cryptopsy e sviluppi tra il brutal e un semi-crust alla, ma tanto per semplificare, Napalm Death. La semplicità di questo sound è ammirevole perché nonostante gli svizzeri siano poco propensi a creare dei veri inni estremi, cioè dei pezzi con una fruibilità maggiore, riescono comunque a risultare puliti, lineari e, come già spiegato, privi di risacche e stanchezza. Non nascondo che “Lies” (che alcuni cenni del riffing mi hanno riportato alla mente i Repulsion) la title track (dal riffing nervoso, agitato e folle), “Total Hate” (riduzione dei tempi, melodie epiche, mastodontiche) e “Scums” (un brano piuttosto lavorato e sinistro nella resa dell’impatto, con cenni di Carcass) permettono di alzare l’asticella dei valori a livelli al di sopra della sufficienza. Il drummng è una vera spina dorsale per le chitarre che non si fermano un solo istante ed anche il cantato presenta un growl anche acuto e aspro e modula dunque al meglio le linee vocali nell’economia dei pezzi. Questo per dire che i singoli sono prepoarati e insieme hanno raggiunto una buona coesione. “New Chaos Order” è il tipico album che pur senza annunciare niente di nuovo o di chissà quali eclatanti soluzioni, riesce ad essere una prova onesta e ben eseguita, senza troppi cedimenti. Una release perfetta per gli amanti del genere.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10