(Massacre Records) È l’album d’esordio dei Call Of Charon, un manipolo di devoti al death metal suonato in una maniera moderna, cioè con scatti nervosi, blast beat a martello pneumatico e situazioni di vario tipo, come blackened death metal, brutal e thrash metal oppure deathcore. Più cose, elementi e stili che oggi sono il sale per tante nuove leve della scena metal. Produzione che lima tutto, sonorità un tantino piallate, in onore del fatto di tenere ogni cosa al posto giusto. In “Plaguebearer” la musica però suona senza un’anima vera, sentita. L’album è un po’ piatto, con solo un paio di pezzi o poco più distintivi perché ogni cosa è appunto un assemblaggio di riff, ritmi ma anche di cliché. I COC non suonano affatto male, tuttavia non sono dei rodati compositori, creatori di canzoni e quanto meno di atmosfere che possano aleggiare in esse. Il fatto di ripetersi mettendo insieme parti che costituiscono poi un pezzo finale, non è un aspetto, un modo di comporre, imputabile esclusivamente ai COC. Loro semmai sono un esempio, un campione o forse la misura di quanto si possa pescare dal calderone delle nuove proposte. Tuttavia alcuni punti di interessi sono da citare, ovvero le ospitate: la voce di CJ McMahon dei Thy Art Is Murder in “Misery (The Plaguebearer)” e di Frankie Palmeri di Emmure per “Crown Of Creation”. Il primo brano è certamente interessante, il secondo più o meno visto che non suona diverso da altri presenti nell’album. Da citare anche un assolo di chitarra di Henri Sattler dei God Dethroned in “My Darkest Hour”.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10