(Eibon Records) Lenti. Oscuri. Estremamente tetri. Malinconici all’inverosimile. Lontani dal metal, vagamente a cavallo tra dark wave pura e neo folk. Sono italiani, attivi da oltre vent’anni e con questo nono album confermano la loro unicità e particolarità stilistica; rispetto al precedente “Il Giorno Dei Campanelli” la base elettronica qui è molto meno musicale e si spinge in un contesto surreale marcatamente ambient/industrial… una collocazione sonora che trasporta lontano, nel cosmo, nel nulla assoluto. Un’altra importante differenza è il cantato -sempre con la sensuale voce di Mauro Berchi- che vede il ritorno all’inglese, al contrario del precedente disco cantato interamente in madrelingua. Oltre cinquanta minuti in sospensione tra realtà e fantasia, tra sensazioni terrene e divagazioni digitali. Suoni, voci e parole che alimentano una infinita incertezza, destabilizzando, dubitando delle percezioni. Soffriamo davvero o è una orribile illusione? Chi o cosa siamo? Dove siamo? Cosmo o terra? Luce o buio? Vita o morte? Verità o bugia? “Images From a Broken Self” scava nel profondo, con cinica e perversa determinazione. Un viaggio introspettivo sconvolgente, crudo e a tratti pericoloso.
(Luca Zakk) Voto: 8/10