(Peaceville) Una carriera sulle montagne russe, quella dei Cancer; nata nel 1988, la formazione guidata dal cantante e chitarrista John Walker ha sfornato tra il ’90 ed il ’93 un trittico di assoluto valore (recensione qui), che ha permesso alla band di sedere sul trono della scena death metal inglese, in condivisione con Carcass, Benediction e Bolt Thrower, per poi giocarsi la carriera con due lavori da dimenticare come l’ignobile “Black Faith” del 1995 ed l’altrettanto pessimo “Spirit in Flames”, uscito dieci anni dopo. Sono dovuti passare altri tredici anni, prima di poter ascoltare un nuovo disco della formazione britannica, ossia il 2018, in concomitanza con il trentesimo anniversario della fondazione della stessa. “Shadow Gripped” (recensione qui) segna il ritorno a sonorità più confacenti ai Cancer, al death metal, mettendo da parte le influenze groove e grunge presenti nei due lavori precedenti. Facciamo un salto di altri sette anni ed arriviamo ai giorni nostri, ben trentacinque anni dopo il debutto “To The Gory End”, con i Cancer, ora di base a Madrid e con una formazione completamente rimaneggiata che vede il solo Walker superstite della line up originale coadiuvato da forze giovani e fresche. Alla chitarra troviamo Robert Navajas, al basso Daniel Maganto ed alla batteria Gabriel Valcàzar, musicista quest’ultimo che alza decisamente il tasso tecnico della band, grazie ad uno stile potente e dinamico. Dal punto di vista del songwriting, “Inverted World” si colloca sulla scia della precedente release, con riff incisivi e deliziosamente old school, stilisticamente affini ai blasonati colleghi Benediction. “Until They Died” è brutale, diretta, sorretta da un drumming impeccabile, così violento e preciso ma senza mai sforare in cose fuori contesto tipo blast beats o modernità simili. “Test Site” è puro thrash metal sia musicalmente -molto influenzato dai Celtic Frost- che a livello tematico, visto che parla di annientamento nucleare. “Jesus For Eugenics” è invece oscura, lugubre, con richiami agli Slayer di “Dead Skin Mask”, mentre “Corrosive” è un gradito omaggio per noi fans di vecchia data, visto che si ricollega direttamente a “Into The Acid”, tra i brani migliori di “To The Gory End”. Se l’originalità non alberga tra i solchi di questo disco, bisogna dire che “Inverted World” trasuda classe e passione, suona ispirato ed è prodotto egregiamente, riuscendo a soddisfare pienamente le aspettative di chi, come me, ama alla follia il death metal old style.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10