(Bagana Records) C’è chi dice che sia lo Zakk Wylde italiano. Forse. Che abbia quel look selvaggio, southern, grezzo è vero. Che suoni questo very-heavy-blues, questo rock graffiante è altrettanto vero. Però Dario è un vero rocker, lo è sempre stato. Un personaggio importante del metal italiano. Esperienza immensa: Cappanera e Strana Officina, tra le altre. Vita tra Italia e USA: Los Angeles, i contatti. Il cinema. Texas: quello selvaggio che sanguina fuori da ogni accordo di questo disco. Quasi 40 minuti di musica sana, dura. La colonna sonora per la birra al pub, per il viaggio in una decapottabile americana otto-cilindri-HEMI, per il relax dopo 1000 miglia in sella ad una Harley. Un album in delicato equilibrio tra il southern rock ed il blues. Quest’ultimo esaltato in “Still Got the Blues” con Pino Scotto alla voce: un’esperienza emozionale avvolgente, chitarra struggente, lacrime che sanguinano su una pelle provata dal sole e dal vento: quella nostalgia tipica del rock d’autore. L’intero lavoro è una mazzata che devasta le casse dello stereo. Abusate del volume quando lo ascoltate. Apre “Code of Discipline”. Veramente la disciplina per chi vuole fare della musica dura, essenziale, graffiante. Hard rock in “Dogs Are Back in Town”. Arriva la ballad, di classe: “Nothing Left to Say”. Poi torna lo zoccolo duro: “Crucifyin’ You” e “Get up There” sono degli hits, potrebbero essere due singoli, due inni al rock. “The Mess” precede la triade finale che include il pezzo cantato da Pino Scotto. Un album da inghiottire con avidità. Un album sincero che racchiude esperienza trasversale di un artista poliedrico. Un album ispirato dove ogni canzone nasce da un’emozione, da una particolare scintilla scoccata nella vita quotidiana dell’artista. Niente roba preparata in laboratorio, qui è tutto vero, caldo, pungente. Un album che sembra una jam session: sincerità artistica, potenza musicale, divertimento totale.
(Luca Zakk) Voto:7,5/10