(MDD Records) Ci hanno messo oltre un decennio per arrivare al debutto i blacksters tedeschi Caradras, band formata da membri ed ex membri dei Frigoris. Negli anni (dal 2013 in poi) hanno suonato un bel po’ di concerti, forti del loro demo “Ex Nihilo” uscito nel 2015… poi un altro demo due anni fa e, finalmente, l’impegno necessario per comporre e dar vita ad un full length, questo oscuro e magnetico “Schattenkönige”, un disco registrato e prodotto dal quartetto, senza l’aiuto di tecnici esterni, tranne per il master che è stato curato da Markus Stock (Empyrium, The Vision Bleak). Il dettaglio interessante ha a che fare con un ospite speciale, una ugola capace di innalzare mostruosamente la resa: Marcel Dreckmann (anche noto come Marsél o Skald Draugir), ovvero il vocalist di Árstíðir Lífsins e Helrunar… un artista indubbiamente capace di accrescere l’atmosfera con la sua voce penetrante ed identificativa. Un album pregno di tenebre che prende il black classico e quasi lo-fi, per poi innalzarlo, arricchirlo, mantenendo comunque quell’odore di morte, quella sensazione di decomposizione ed immensa malvagità. Subito drammatica “Im Nebel”, pesante, priva di luce, vicina a teorie doom, con un mid tempo tanto epico quanto glaciale, un avanzare interrotto con intelligenza da un indovinatissimo intermezzo. Ancora putrefazione sull’incalzante ”Siegel, gebrochen”, brano con una evocativa parentesi recitata. La title track è aggressiva, tuonante, bellicosa, sferzata da un bellissimo senso epico mescolato a riff impostati con teorie vicine al death metal. Più tecnica e criptica -ed ovviamente aggressiva- “Kettenhund”, altro pezzo con provocanti divagazioni teatrali, mentre ”Prometheus” è più introspettiva, più lenta, con quel riff classico, diretto, pungente. Lunga ”Drums in the Deep”, canzone ricca di cambi, di evoluzioni, di percorsi che portano dritti verso gli inferi, mentre linee vocali strazianti rendono il viaggio ancor più agghiacciante e tenebroso. Black con pesanti influenze death su ”In den Grüften”, prima della conclusiva ”Von den Sternen”, uno dei migliori pezzi dell’album, una traccia tetra, malinconica… con spoken vocals in lingua madre, arpeggi dal senso atro, riff glaciali, verso un finale dominato da una funerea mestizia. Un album che pur con la sua aura personale riesce a soddisfare gli amanti del black tradizionale, offrendo comunque molti spunti a coloro che cercano evoluzioni e novità, le quali rimangono tuttavia violente ed infernali, senza alcuna tendenza di addolcimento concepito per abbracciare le tendenze di mercato. Come la stessa band dichiara: “Schattenkönige” è supremo nutriente per le anime più nere!
(Luca Zakk) Voto: 8/10