(Season of Mist) Il death metal dei Carnation resta una devozione incondizionata al death metal svedese dell’epopea Dismember ed Entombed. Dopo l’ottimo “Where Death Lies” di tre anni fa, secondo album che seguiva il debut “Chapel of Abhorrence” del 2018, la band della zona di Anversa si ripresenta con il death metal saettante e ricco di squarci melodici trasposti in riff ruggenti, batteria svelta e mutevole nelle sue rullate e pattern e un cantato in growl con inflessioni in harsh. Contaminazioni hardcore, come in “Maruta”, un singolo di questo album, e come avveniva una volta con gli Entombed dei loro esordi, nonché un parco canzoni che si assesta tra i tre minuti e mezzo e i quattro e mezzo di durata. Tutto studiato per bene, soprattutto ogni cosa al suo posto: le canzoni di “Cursed Moirtality” scivolano via con quella brillantezza compositiva e melodica, arricchita da suoni graffianti e ben calibrati che onorano ogni singolo elemento della band. Nessuno degli assoli è sprecato e ogni nota è una stilettata precisa. I Carnation risultano abili, lo sono comunque nel riproporre uno stile che ha conosciuto anni di gloria e dato vita a correnti di stile successive, presentando otto pezzi coinvolgenti e tra questi si distinguono anche l’opener “Herald of Demise” con Andy LaRocque (King Diamond) alla chitarra ed anche “Replicant”.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10