CHAOS INVOCATION – “Devil, Stone & Man”

(W.T.C.Productions) Per quanto i Chaos Invocation siano una band black metal della Germania, il loro modo di suonar eil genere sembra tutt’altro quello della scuola teutonica. Diversi brani sono eternamente veloci e distruttivi che rievocano staffilate dei Marduk e con parti epiche che ricalcano alla lontana quelle dei Satyricon dell’età più vecchia. “Devil, Stone & Man” è il quarto album, Metalhead ha recensito il precedente “Reaping Season, Bloodshed Beyond” QUI e il terzo lavoro “Black Mirror Hours” QUI, il quale segna un enorme passo avanti da parte dei tedeschi attivi ormai da diciotto anni. Un’anzianità che si palesa attraverso arrangiamenti e rifiniture impeccabili. Chaos Invocation riescono a sparare colpi possenti e velocissimi ma anche modulati e lenti, sempre con intermezzi anche di stampo thrash metal. Ogni parte dei pezzi, ogni passaggio, ogni variazione è millimetrica e precisa. Il fatto di calibrare bene il proprio sound su staffilate estreme e spedite, porta la band vicina alle celebri missive del black metal ma di fatto a superarle. In quarantacinque minuti emergere estro e un suonare personale. Diverse le variazioni nei pezzi e tra le micidiali bordate emergono linee melodiche accattivanti. “Devil, Stone & Man” è il prodotto di una band ora più lontana dalla concezione underground dalla quale proviene. Il grosso passo avanti sia dal punto di vista compositivo che di registrazione e produzione, appare evidente in questo quarto album. I Chaos Invocation vedono in formazione due italiani, Omega, batterista e al secolo Gionata Potenti di Pisa, dove ha registrato le sue parti, che ha lavorato con tantissimi (Blut Aus Nord tra gli altri) e Matteo ‘Tumulash’ , bassista e anche disegnatore per diverse band. Alla voce c’è Malte Langenbrinck che dal 2011 è al microfono dei Bethlehem. Lupus è alla chitarra con André Meyrink (quest’ultimo dei Porta Nigra). Infine, le registrazioni e le fasi successive sono di V. Santura, chitarrista di Dark Fortress, nonché ospite in una canzone dell’album. A Santura il merito di avere incasellato al meglio la materia ribollente dei Chaos Invocation.