(Westworld) La title track apre con grazia e mostra un punk ‘tranquillo’. Per quanto “Mission Impossibile” non sia un autentico punk, l’anima melodica dei Chelsea trova ora spazio e con l’ausilio di una produzione ragionata. I Chelsea, i fieri difensori della melodia nel punk. Mai gli ultimi, eppure sempre dopo i grossi Sex Pistols e i Clash, o i Damned e i Generation X. Forse perché meno sporchi e ruvidi di altri, ma i Chelsea il loro punk lo hanno suonato spesso con il rock and roll. Erano rimasti al 2015, quando per la Westworld la band ha pubblicato l’album “Saturday Night Sunday Morning”. “Mission Impossible” è l’undicesimo e vede riff dai dettami punk e non solo, visto che “Sands of Time” è una graziosa, spontanea e sorridente canzone che si potrebbe equiparare a una ballad. Il punk si celebra in “I Can’t Take This”, quando si ferma tutto e resta solo la batteria con il coro a risposta delle strofe di Gene October. Tuttavia “I Don’t Know I Don’t Care”, una canzone un po’ Ramones, “Just Like Me”, You’re No Fear” sono alcuni dei pezzi, quindici in totale, che ripropongono una band che ha da sempre presentato un sound si graffiante, elettrizzante, ma al contempo pervaso da melodie immediate e ritornelli che fanno presa. Piace “Make It Happen”, perché è cruda, svelta, coinvolgente e termina in maniera energica l’album. “Suit in the Spotlight” e la title track vivono su un equilibrio tra punk e rock e forse rispondono molto più concretamente all’identità della band, da sempre tesa a uno sviluppo dei propri pezzi che non fossero soltanto un inno al ‘we don’t care’ e altri cliché del genere. “Mission Impossible” è un album gradevole, Gene October rinforza la sua voce arrugginita con i cori nei ritornelli per sostenere meglio il peso del suo ruolo e, tutto sommato, per essere ancora punk!
(Alberto Vitale) Voto: 7/10