(Disorder Recordings) Ascoltando “New Skin” e la sua atmosfera un tantino eterea ed anche evocativa, nonostante la robusta batteria di Dustin Boltjes che si sviluppa nel brano, è evidente quanto sia molto distante dall’opener “Hollow Dreams”. In quest’ultima si ha un’atmosfera decisamente post black metal, al contrario di quella ampiamente post rock di “New Skin”. L’anima mutevole dei Chrome Waves è sempre stata una caratteristica espressiva del comporre dei Chromes. Infatti “Spoonfed” ha una linea di basso dominante, sludge, il drumming sempre marcato ma il cantato è sommesso, mentre una chitarra rotola in un feedback eterno. Un pezzo tra i Tool e il dark noise che rimette al centro del sound le ombre, il mistero, i toni foschi nei quali però troppo spesso la band casca. Purtroppo è anche il limite o il segno distintivo del genere, di volere puntare ostinatemente a mood struggenti. Per il resto tutto quadra in “Where We Live”, secondo album degli staunitensi. Sia con voci urlate, calde o oscure, la band traccia pedissequamente composizioni nelle quali le maglie dei riff si dilatano e diluendosi in ondate di psichedelia. I pattern ritmici aumentano e diminuiscono ma sempre marcando i passi, configurando così atmosfere che sono un trasmutare tra angosce, incubi, ricordi, dediseri, speranze e afflizione.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10