(Elevate Records) Nuovo album per la band bresciana nel quale offre un’architettura sonora imponente. Lo stile musicale è di stampo prog power metal che a suo modo rimanda a scenari in stile Sonata Arctica. I Chronosfear infondono massicce dosi di melodie cinte da un carattere maestoso, il tutto risponde alla decisione della band di lanciarsi in una trilogia per la quale “The Astral Gate” è appunto il primo capitolo. La storia e la sua narrazione è implicitamente percepibile tra le imponenti linee melodiche costruite con il contributo di elementi di natura sinfonica e in parte cinematic metal. L’iniziale “2101: Ruins of Our World (Prologue)” farebbe gola a un episodio qualsiasi della saga “Star Wars”! Un’introduzione efficace, altisonante. Seguono una sfilza di pezzi dal forte pathos, dalle progressioni calibrate e purtroppo sulla distanza da un passo esasperatamente svelto. Il brano “Fragments” è uno dei momenti migliori e forse il pezzo più distintivo. In esso si esibisce al microfono Alessia Scolletti dei Temperance, in duetto con il cantante della band Filippo Tezza. Questo primo capitolo della saga presenta momenti suggestivi, però i Chronosfear puntano principalmente al prog espresso a velocità vertiginose. Questa velocità rende il tutto troppo simile. Inoltre la band non cerca l’elemento canzone come genuino fine ultimo del tutto, però in un concetto puramente prog questo è comprensibile. Per esempio “The Fortress Tower” è una canzone di prestigio, eppure è invischiata in una combinazione di velocità, melodia e progredire, con sfumature d’atmosfera maggiormente distintive. Si deve attendere la conclusiva “The World I Left Behind” per avere meno velocità e sfumature più docili. Una trilogia è già di per se un obiettivo ambizioso e al contempo richiederà attenzione e impegno anche per l’ascoltatore.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10