(Autoprod. / Domino Media) Churchill si, ma parigini. Non inglesi, niente Commonwealth. Un bulldog inglese in copertina con il sigaro alla Churchill, ma niente da fare, è Parigi l’essenza spirituale di questa formazione che è in gioco da almeno il 2011. All’epoca un lavoro omonimo di pochi pezzi, rappresentò l’inizio del tutto. Ora i Churchill fanno il grande passo, un album vero e proprio. Un lavoro che mette subito in mostra due aspetti essenziali della band, una capacità compositiva scarna, basica (pezzi dalla media di quattro minuti), un’attitudine rock e metal casinista e sfrenata. Nessuna canzone dalla costruzione sopraffina oppure memorabile, eppure ogni missiva di “Ravage” è la giusta coesione di un retroterra metal, di uno spirito street rock e di qualche bordata dal carattere southern rock o stoner che possa essere. Il rock ‘n’ roll più aspro è lo spirito che permea questi pezzi che fanno un gran casino! Distruttivi nel suonare i Churchill, infatti “Ravage” va ascoltato ad alto volume, quasi a voler lasciare il giusto spazio fisico al volume della musica. Questa se non esplode liberamente, non potrà mai dare la giusta soddisfazione all’ascoltatore. Axel Niambi quando inizia a sbraitare, in francese, è coinvolgente, lo fa con ritmo e si carica della sporca energia dei suoi colleghi. Florent De Letter è una solida e continua macchina di colpi che rende al meglio nel ritmo, di cui i Churchill hanno bisogno. C’è uno spirito sfrenato e ribelle in questi pezzi e rendono l’idea di una libera espressione. La libertà poi è sempre stata rock.
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(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10