(Metal Assault Records) Regna il mistero dietro la band internazionale (con base negli USA) che porta il nome di Circle of Sighs. Forse un trio, forse con a bordo la batterista Felicity Feline (Constraints of Light), cosa poi non confermata dai video, i quali mostrano molta più gente… tra l’altro tutta mascherata. Quello che è noto è la loro intenzionale volontà di mantenere questo anonimato per riuscire a mettere in primo piano la musica, i suoni, la pura arte senza l’evidenza di una firma o di un particolare nome, il quale con il tempo potrebbe avere più visibilità dell’arte stessa. Musicalmente? Ecco la tipica band palesemente inclassificabile. Mi vengono in mente alcune etichette che potrebbero ospitare nel proprio roster una band del genere, sicuramente non un’etichetta il cui nome contiene la parola ‘metal’, in quanto nonostante la band si definisca ‘occult-themed synth-doom collective’, il doom è tutt’altro che dominante mentre il metal presente in maniera marginale, un altro ingrediente usato ad esclusiva discrezione delle menti compositive. La verità relativa alla loro auto definizione sta nel mezzo, in quanto l’occulto è sicuramente ben presente, il synth non manca, ma il resto si lascia andare verso un prog libero da vincoli e confini, toccando ambiti pop, rock, jazz, dark jazz, industrial di tutte le forme, musica psichedelica dispersa nel cosmo, elettronica spinta, linee di basso carnali… il tutto con qualche accento di matrice heavy estremo, un tocco magico che ancor più confonde l’identificazione dei Circle of Sigh. Anche le voci: maschili, femminili, infantili, growl, clean, pop, rock, corali… davvero, non c’è un solo maledetto limite nella creatività di questo progetto, il quale con “Narci”, il secondo lavoro, mostra a tutti che il suono (musica sarebbe un termine troppo restrittivo) è veramente sconfinato. La lunghissima “Spectral Arms” è deliziosamente atmosferica, suggestiva, surreale, oscura ed ipnotica… ma si tratta di dieci minuti ingannevoli, capaci di nascondere quel che poi sta per succedere nelle restanti sette tracce. C’è un contorto mondo digitale che pulsa, vive, respira elettroni e sputa fasci di luce sferzati da un groove surreale su “We Need Legends”. Su “A Crystal Crown of Cosmic Pain” sembra esserci un esercito di robots crudeli provenienti da un’alleanza di galassie lontane in marcia contro il nostro insignificante sassolino impegnato nella sua millenaria, noiosa e ripetitiva circumnavigazione attorno alla stella. C’è un destabilizzante turbinio di materia su “Roses Blue”: un po’ dark wave siderale, un po’ Hawkwind, un po’ anni ’80, un po’ Bowie, un po’ black metal, un po’ post doom. Le voci inquietanti dei bambini sull’intro “Segue 04” (si, la quinta traccia, si, quella che segue la quarta…) portano avanti verso il mondo oscuro annegato da luci accecanti della title track la quale, e sembra impossibile, ospita anche molto metal estremo, un metal dal minaccioso sapore grind. C’è una tetra elettricità statica che rende pericolosamente instabile “Heaven in Flames”, prima della conclusiva “The Man Who Stole the Wind“, un brano nel quale ci sono importanti teorie rock, impostate con una provocante modalità vintage annegata da suoni provenienti dai confini del cosmo. Dietro questo turbinio di stili, suoni, melodie, effetti, diramazioni stilistiche, i Circle Of Sigh hanno un obiettivo, il quale viene descritto dal concetto di fondo dell’album stesso: ‘un evento escatologico causato da una malattia mentale trasmissibile digitalmente’. Prima che vi precipitiate ad afferrare il dizionario, il quale non aiuterà a far comprendere questa bizzarra definizione, potete stare certi di una cosa: assurda, certo, ma questa è la più fottutamente geniale descrizione del disco, la cui complessità è talmente affilata da diventare oggetto di deviata curiosità e perversa dipendenza.
(Luca Zakk) Voto: 9/10