(Iron Grip Records) Alla domanda ‘come erano i Cirith Ungol prima di diventare i Cirith Ungol’ aveva già risposto, direi esaustivamente, la raccolta “Servants of Chaos”, che aveva svuotato i cassetti rimasti chiusi e presentato tantissime demo e versioni alternative (e anche qualche inedito); ma il collezionista sfegatato sapeva che c’era ancora da ascoltare il cosiddetto “Orange Album”, la prima MC mai diffusa sotto lo storico monicker, edita nel 1978 in pochissime copie e da allora mai disponibile neanche sul web. Dato il rinnovato (e perdurante) interesse nei confronti della band di Ventura, California, che ha pubblicato l’anno scorso “Forever Black” (recensione qui), il primo disco di inediti in 29 anni, rimettere in circolazione la MC poteva rivelarsi un affare: ci pensa allora l’etichetta cult Iron Grip Records, diffondendola in 666 copie andate in breve esaurite! I 10 brani in scaletta sono veramente manna per gli appassionati, perché soltanto due (“Bite of the Worm” e il breve strumentale ultrapsichedelico “Witchdance”) erano già presenti su “Servants of Chaos”: significa che, escludendo una primordiale versione strumentale di “Atom Smasher”, ci sono ben sette inediti, prima dell’epic metal, prima di Tim Baker (che canta su uno solo di essi!), prima che la psichedelia di cui ci sono ancora molte tracce su “Frost and Fire” cedesse il passo all’inimitabile mix sonoro che tutti conosciamo. E allora: “Show You All” è un rock psichedelico allucinato, molto più melodico di quanto ascolteremo sugli album ufficiali; la voce di Greg Lindstrom è pulita e ‘settantiana’. Un irriconoscibile Tim Baker è il leader di “High Speed Love”, che con un arrangiamento più anni ’60 poteva essere un brano dei Grateful Dead (!); lo strumentale “Neck Romancer” è poi diventato una parte di “I’m Alive”, e riconosco in “Use Me” strutture che saranno poi di “Doomed Planet”. Il lato B si apre con “King Tut Uncommon”, un brano che si potrebbe definire scanzonato e casinista, con gli onnipresenti effetti distorti delle chitarre di Lindstrom e Jerry Fogle; nel lotto c’è addirittura una (power) ballad, “We Know You’re Out Here”, una canzone che rispetto al resto (iperdistorto) suona limpida e ‘positiva’. Oltre sei minuti di effetti delle chitarre e rarefatte trame sonore per “Witsucker”, mentre la conclusiva “Route 666” è forse il brano più maturo del lotto, già sulla linea di brani come “What Does It Take”. Se i Priest hanno iniziato con “Rocka Rolla”, è legittimo dire che i Cirith Ungol abbiano iniziato con “The Orange Album”! Il voto premia anche, naturalmente, il valore storico dell’uscita.
(René Urkus) Voto: 8/10