(Napalm) Ed ecco concludersi la trilogia sulla Guerra civile americana che i Civil War, nati come tutti sanno dallo ‘scisma’ interno ai Sabaton, hanno portato avanti in questi anni, prima con “The killer Angels” e poi con “Gods and Generals”. Devo dire onestamente, però, che stavolta i nostri sembrano essere un po’ meno ispirati, e che per quanto i risultati restino buoni non possono competere con quelli del disco precedente. Si inizia con “Road to Victory”: le tastiere sono incredibilmente sabatoniane, ovviamente, ma la voce di Nils Patrik Johannson cambia decisamente le carte in tavola rispetto al sound dei ‘rivali’; buono, inoltre, il refrain. Gloriosa “Savannah”, stranissima “Tombstone”, fin troppo allegrotta, quasi una presa in giro, ma con una citazione nel refrain nientemeno che da “March of the Swordmaster” dei Rhapsody of Fire! Tutto l’epos dei nostri si riversa anche in una canzone godibile come “America”, se sopportate il fatto che tutto è sempre così squillante, alto e melodico… fattore che alla lunga potrebbe stancare alcuni ascoltatori. Torrenziale e rapidissima “Gladiator”, mentre la titletrack punta, finalmente, su un impianto sonoro più maestoso. Altro potenziale singolo è “Strike hard strike sure”, prima che la power ballad “Aftermath” spenga le luci su un disco sempre sopra le righe. Siamo comunque molto, molto più su degli ultimi Sabaton.
(René Urkus) Voto: 7/10