(Hummus Records) Spigare questo progetto e questa musica è come inoltrarsi dentro un labirinto pieno di trappole con gli occhi bendati. I Closet Disco Queen sarebbero un duo svizzero, uno dei due è pure il fondatore dell’etichetta che pubblica l’EP come parte di una collezione di 12” trasparenti. Stiamo parlando di una band composta da membri dei Coilguns, nata per scherzo quando i Coilguns furono parcheggiati… ormai sette anni fa! Il duo, da allora, ha pubblicato un disco, un paio di EP e pure in live; i due se ne sono anche andati in giro in tour in tutto il mondo, restando a zonzo per tre anni buoni, suonando anche di supporto ad altri act più noti. Tra i vari eventi, hanno partecipato al Desert Fest londinese e berlinese, portando il loro prog rock identificativo e libertino fino ai festival jazz. Proprio in occasione dell’ultimo jazz fest, lo scorso agosto, il gruppo ha creato dei nuovi brani e si è pure allargato verso una formazione completa, inglobando i The Flying Raclettes… sommando i nomi e dando vita ai Closet Disco Queen & The Flying Raclette, progetto che ha debuttato in paio di mesi fa con l’album “Omelette Du Fromage” (recensione qui). Tuttavia i Closet Disco Queen da soli avrebbero dovuto essere fuori attività, parcheggiati come i Coilguns, ma la pandemia ha riacceso e forzato la creatività: il duo si incontra, registra dei brani in presa diretta, solo chitarra e batteria (guarda qui), brani che poi vengono portati in studio e messi in mano a Kevin Galland, il bassista dei Coilguns, il chitarrista Closet Disco Queen & The Flying Raclettes. In qualche modo partecipano altre entità della Hummus Records (qui è tutto in famiglia!). Ma il duo si stanca di suonare come un duo e decide di fare degli overdub pazzeschi, iniettando infinite linee di chitarra, basso e percussioni… con Kevin che spinge la produzione facendola suonare ‘da stadio’, rock da stadio per l’appunto… ma rock da stadio per barboni (strizzando l’occhio al titolo dell’EP del 2017, “Sexy Audio Deviance for Punk Bums”), e -si badi bene- non barboni qualsiasi, ma barboni punk! In questo casino di personaggi, in questo turbinio di band che non sono solo band, ma somme di band (perché unire due band creando una nuova band con un nuovo nome forse è troppo difficile), in questo groviglio di artisti puri e veri… ecco che siamo davanti a quattro tracce strumentali dal suono ampio che divagano senza ritegno un po’ in ogni direzione. “Michel-Jacques Sonne” è hard rock, è heavy metal, è incalzante, offre una chitarra poderosa, un groove granitico aprendo ad improvvisazioni suggestive. “Pascal à la Plage” esce da ogni schema: tribale, noise, rock progressivo, alternativo, moderno, psichedelico… abbracciando un fragoroso post punk in una apocalisse post rock intensa. “Lalalalala Reverb” è esattamente quello che il titolo anticipa: un gioco di riverberi atmosferici, quasi cosmici, infinitamente mistici, prima del capitolo conclusivo, “Le Soucieux Toucan“, un brano che con sonorità sludge si inoltra su sentieri melodici avvolgenti, ritmiche pulsanti, aperture nuovamente atmosferiche, nuovamente rockeggianti… verso un finale imprevedibile… esattamente come l’anima artistica di questi personaggi.
(Luca Zakk) Voto: 9/10