(Hummus Records) Progetto nato quasi per gioco, per scherzo e composto dal batterista dei Coilguns affiancato da Jona Nido, ovvero il fondatore della Hummus Records. Inizialmente questo duo (ovvero i Closet Disco Queen) mostrava una tendenza prog rock e voleva essere ‘una versione senza talento dei The Mars Volta’ (cit.), tuttavia poi le cose si sono evolute, sono andate avanti, si sono inerpicate lungo i sentieri sconnessi ma seducenti della perversione musicale, caricando poi su questa strana carovana altri due musicisti, Kevin Galland e Chadi Messmer, i quali rappresentano l’altra metà, i The Flying Raclettes. Un titolo quasi demenziale questo “Omelette du Fromage”, in realtà un tributo all’episodio ‘Omelette al formaggio’ del cartone animato ‘Il laboratorio di Dexter’, capitolo nel quale il protagonista si rende conto di non aver studiato per la verifica di francese e cerca di risolvere il problema costruendo una macchina che gli faccia imparare quella lingua mentre dorme, ma causa di vinile che si inceppa l’unica espressione che impara è, per l’appunto ‘Omelette du Fromage’. Davvero, sembra tutto impostato tutto sulla burla, partendo dalla tanto confusa quanto geniale copertina: tuttavia questa cena a base di ‘frittata al formaggio’ è in realtà suddivisa in sette portate intense, sette brani post rock, post metal, ricchi di atmosfera, un viaggio che con vari salti multidimensionali connette quegli astri lontani, quei punti rappresentati dal metal, dagli Hawkwind, dallo sludge e da qualsiasi altro ingrediente segreto aggiunto alla ricetta della mitica frittata. Musica rigorosamente strumentale, pungente, potente, tagliente, con divagazioni psichedeliche ed ipnotiche, aperture punkeggianti, inondazioni di prog, il tutto condensato in un favoloso e spudorato libertinaggio creativo. I suoni cosmici di “Melolo-Aromatomat” catapultano in un viaggio turbolento, pulsante, ricco di vibrazioni, evolvendo, visitando galassie che offrono uno scenario mozzafiato. Isterica e fuori controllo “Glutentag”, suggestiva e farcita di sublime tecnica “Flugensaft”, mentre si orbita più nei paraggi di un rock d’annata sull’elaborata e progressiva “Gousspaille”. “Spartacuisse” abbraccia il post rock ed il post metal, conducendo nell’intimo viaggio introspettivo della travolgente e contorta “Flugantaj Raketoj”. In chiusura l’imponente “Gigadodane”, oltre dodici minuti nei quali la band si lascia andare definitivamente, improvvisando, esplorando, indagando, abbracciando spettri sonori apparentemente lontani tra loro, dando vita ad una nuova dimensione, una nuova materia, ad una nebulosa stracolma di energia esplosiva. Idea favolosa. Gente che suona per divertimento, che mette in piedi qualcosa per pura passione, che registra in una scuola abbandonata dispersa tra le montagne svizzere. Certo, da qualche parte nei meandri dei loro pensieri ci sarà quel desiderio di risvegliarsi ricchi e famosi (un po’ come Dexter con la sua conoscenza del francese)… ma resta il fatto che questi quaranta minuti riescono a travolgere, assorbire, coinvolgere e trasportare in una dimensione contorta, assurda e meravigliosamente lontana!
(Luca Zakk) Voto: 9/10