(autoproduzione) Terzo rituale per Coldun, ovvero il terzo album per la formazione tedesca capitanata da Coldun, cantante e autore della band. Tre album in tredici anni, un arco di tempo che ha portato a una certa maturazione questo stile che si potrebbe definire atmospheric prog metal. Nelle pieghe del sound sopravvivono molti cliché anni ’90. Ascoltare queste distese sonore significa rintracciare elementi già scorti in lavori degli In The Woods, Godsend, i primi Opeth, oltre a cenni di stampo doom e hard & heavy anni ’70 e ’80. Distese sonore perché i pezzi sono mediamente lunghi, infatti “Stories Untold” supera i cinque minuti, ma il resto va oltre sei, sette, otto e fino a oltre i nove minuti di “Hail Out To Thebes”. La title track e opener è una magistrale entrata a questo mondo sonoro. Il pezzo è un manifesto di stile nel quale compare anche per una breve frazione il sassofono. Largo uso delle tastiere che ben si implementano con i riff, i refrain e fraseggi delle sei corde. Coldun ha una voce caratteristica, densa di pathos, epica nelle scelte recitative delle strofe. Il vibrante pathos delle melodie, del cantato, rendono “Grand Sun Ritual” una proposta evocativa, capace di stuzzicare l’empatia dell’ascoltatore sin da subito. Al contempo la lungaggine dell’album quanto dei suoi pezzi, sono infatti quasi cinquantadue minuti di durata, l’ascolto rischia di essere segnato. In parte perché forse occorre un certo mood per seguire le evoluzioni di Coldun e dei suoi musicisti di accompagnamento, in parte per la tendenza appunto ‘dilatante’ nel suonare le composizioni. Sottrarre qualcosa al totale della musica poteva essere una buona scelta, pur considerando che anni di attesa per una nuova pubblicazione ha probabilmente portato a infondere tutto il possibile per concretizzare questo album.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10