(Listenable Records) I Coldworker si sono già messi in mostra grazie ai due album precedenti. Il terzo, sia chiaro da subito, non offre grandi novità rispetto a quanto fatto fino ad ora. Parliamo di un combo svedese, nato dai Nasum, autore di un death metal che unisce una parte dei dettami stilistici della scuola americana con quella svedese più arcaica. Il sound è fragoroso (in Svezia sanno sempre dare delle ottime distorsioni alle chitarre) ma nella struttura dei pezzi si ravvisano durezza e cattiveria in quantità discontinue. La produzione è dunque responsabile di un lavoro studiato nei dettagli (anche questo in Svezia sanno fare, ma troppe volte esagerano), ma incapace di coprire alcune mancanze nel songwriting. Ciò significa che sono le singole canzoni a distinguersi, non l’insieme. In particolare le buone accelerazioni pregne di groove di “Murderous” e In fatto di velocità vanno citate anche “The Reprobate” e “Violent Society”, uno spedito death metal con tinte hardcore che ricalcano gli Entombed. “Vacuum Fields” è il brano più articolato e intriso di una gelida oscurità , c’è da augurarsi che possa essere questa la vera direzione futura della band, come anche “The Phantom Carriage”. Ci sono riff su attacchi grind, vedi “Monochrome Existence”, ma si rivelano essere delle piccole frazioni. I brani non citati (la scaletta è di tredici pezzi) sono, chi più e chi meno, autori di esecuzioni poderose, quadrate ma costruite con strutture assodate. Non sono assolutamente scadenti, ma i Coldworker devono concentrarsi su un grado compositivo che tiri fuori qualcosa di caratterizzante, altrimenti rischiano di fare album metà interessanti e metà piatti.
(Alberto Vitale) Voto: 6/10