(Eisenwald) È stato lungo come un’agonia il tempo trascorso dall’ottimo “Autumn” (qui) uscito nel 2016 e questa nuova opera, figlia dei recenti periodi di isolamento, come lo stesso titolo suggerisce. Tra i due album qualche EP e qualche singolo, ma è con il full length che Georg Börner, l’artista dietro questo progetto tedesco, riesce ad andare oltre, a raggiungere nuovi traguardi; con “Isolation”, infatti, Coldworld sorprende nuovamente, dando vita ad un album monumentale capace di innalzare un senso spirituale luminoso per poi scaraventarlo in basso, verso la polvere ed oltre, verso gli inferi di una desolazione lacerante, sferzata dai gelidi venti della depressione. Sublime “Soundtrack To Isolation”, brano che vanta archi seducenti, cori surreali, divagazioni introspettive, sonorità profonde, malinconiche, meravigliosamente uggiose. Incalzante il drammatico mid tempo di “Walz”, altro brano che riesce a ritagliare momenti di elevazione riflessiva la quale sfocia palesemente in un post rock reso ancor più tetro da un violoncello penetrante. Lenta e tagliente, melodica e pesante “We Are Doomed”, si vira con decisione verso in DSBM ricco di iniezioni classiche con la favolosa ed irresistibile “Wound”. Completamente ambient e pervasa da un gelido cosmico “Isolation Stagnation”, prima dell’epilogo rappresentato da “Hymnus”, un brano ricco di sorprese, anticipato da un beat elettronico che evolve esplodendo in un black lento, profondo, glaciale e cinico. Probabilmente l’album più espressivo di Coldworld: black metal, black metal ambientale, black metal depressivo, black metal esaltato da strumentazioni classiche, dentro dimensioni post rock, con un paesaggio sonoro incredibilmente coinvolgente, lussureggiante, nel quale echeggiano voci eteree, canti corali e urla violente… in un gioco artistico tanto incantevole quanto spietatamente crudele.

(Luca Zakk) Voto: 9/10