(Symbol Of Domination Records) Giusto pochi giorni fa mi apprestavo a recensire ben due gruppi del Costa Rica, sfoggiando una sicurezza piuttosto marcata sul fatto che probabilmente erano dei casi isolati, più unici che rari. Ecco invece che sono stato oggi prontamente smentito. Perché i Colemesis vengono giustappunto da quel piccolo cordone di terra che tiene unite le due americhe. Non so se corrisponda alla realtà, ma mi ronza in testa che lì non deve essere molto facile reperire materiale metallico. E secondo me loro, essendo un popolo ingegnoso pronto a barcamenarsi come meglio può, ha pensato che se il Metal non arrivava a loro, loro sarebbero arrivati al metal. Suonandolo. Probabilmente non tutto deve essere andato giusto per la carriera del combo, visto che si son formati all’inizio degli anni novanta per arrivare alle porte del nuovo millennio con un unico album pubblicato. Poi, un abisso di una decade per ritornate nel 2009 e far aspettare altri tre anni per un’ulteriore prova discografica. E ora questo: non una nuova release, bensì un riregistrazione professionale del primo demo del ’92. Ce n’era bisogno? Beh, diciamo che il Death di matrice sudamericana è particolare, molto vicino al Thrash e cantato con un accento talmente marcato che risulta più facile per certi gruppi cantare in lingua madre piuttosto che in inglese. E’ questo il caso dei Colemesis, classicissimo gruppo in pieno stile sudamericano appunto, con riff molto veloci ma sempre molto grezzi, una voce roca e impastata, per non parlare del reparto ritmico relegato in un sottofondo pure troppo svilente. Ma la formula è decisamente accattivante soprattutto per i nostalgici del suono anni novanta, fatto di spontaneità più che di tecnica. Non so se a conti fatti si possa parlare di un Metal costaricano, meglio parlare di metallo sudamericano, con le sue precise coordinate e canoni sonori. Perciò, se conoscete questa realtà allora sapete di cosa stiamo parlando, se invece non avete mai ascoltato questo sottogenere, i Colemesis potrebbero aprirvi gli occhi e le orecchie a nuove realtà.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10