(Killer Metal) Tre chitarristi, una copertina che prende in giro i giochi di ruolo fantasy, e un titolo chilometrico – che risulta, in effetti, dall’unione di quelli dei due ep che compongono questo cd: sono i Colossus, dal North Carolina, che si impongono all’attenzione dell’ascoltatore per la loro freschezza e la loro godibile ironia. Dopo l’esordio del 2008, dunque, la band mette insieme per la Killer Metal records le proprie uscite del 2009 e del 2012, costruendo un prodotto per i defenders più incalliti. In generale, si nota facilmente come passando da un ep all’altro il sound si sia indurito (e anche abbastanza incupito) senza però perdere la propria identità. La opener “The Mountain that rides” ricorda in parte gli Slough Feg, come i nostri pure segnalano, ma porta con sé qualcosa di più antico, il sound che oggi riproducono band come gli Helvetets Port o gli Enforcer. Assurdamente, i fraseggi NWOBHM di “Kill more better” mi hanno invece ricordato una band giapponese (!), i Blaze, che ha lo stesso tipo di produzione e la stessa cura sacrale per queste sonorità. Non posso non citare il titolo del brano successivo, “A Year later there’s still Meat left in the Skull”; senza tempo i giri maideniani di “Wendigo”, “Nimh” vive invece di rallentamenti e ripartenze che sono un piacere. “Jihad Jihad” è un pezzo condizionato da una caustica ironia, ed è sicuramente il più complesso del disco con le sue tendenze vagamente progressive. Varia e mutevole pure “The Coming of the Destroyer Queen”, che passa da accelerazioni thrash a strutture tipiche dei primi 3 Inches of Blood; si chiude con “Swords against Death”, l’unico brano dove spuntino dei passaggi acustici (in apertura e alla fine). Sono rimasto ben impressionato dai Colossus e li consiglio agli amici più tradizionalisti.
(René Urkus) Voto: 7,5/10