(autoproduzione) Dall’area parigina arriva un album dal sound particolare. I Colossus Of Destiny, quartetto con due chitarre – dei due chitarristi uno è anche voce – basso e batteria mischiano qualcosa sludge, vagamente metalcore e un po’ djent, con groove metal ed estemporanei paggi rock a un telaio generale che ha una cadenza metal. Riff poderosi, marcati e mai del tutto thrash metal e neppure significativamente rock, eppure i quattro pestano con forza. “A Wicked Declaration” si lancia in una andatura devota al punk, per una fase centrale nella quale l’asse si sposta verso passaggi sincopati. “Before It Ends” ha uno scenario ipnotico quanto inquietante, stralci di psichdelia su basi ritmiche come al solito marcate e forti, con le chitarre che lavorano sia su un piano di ‘acidità’ che su un rock-metal crescente fino a una marcia finale spiazzante quanto coinvolgente. Un groove misurato prende il sopravvento in pochi pezzi, per poi essere sommerso da qualche rasoiata nettamente più acuta nella meccanica dei riff. “Shapes and Figures” è un pezzo interessante, per la sua foga e musicalità rivestiti di quella camicia sonora dura, pesante, tra lo sludge e uno stoner affatto soleggiato. Verrebbe da nominare anche “Yet I Bult No Wall” perché è un pezzo nel quale ne capitano di cose e sembra quel giusto mix tra l’essere possenti quanto melodicamente vicini a scorribande neo-psichedeliche. Ciò che salta all’orecchio nel suonare dei Colossus Of Destiny è quel continuo progredire, un andare avanti, uno spingere le melodie quanto il conseguente giro dei riff che sbocciano in ogni composizione. I minuti passano, la tensione emotiva del sound dei francesi si eleva e sembra un’esplosione continua. A ciò partecipa anche il cantato, un costante urlare e in maniera rauca da parte di Noè Sierra-Velasquez. A proposito anche l’altro chitarrista, Julienne Laville, partecipa al microfono nei cori.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10