(Napalm Records) Il fumo sulfureo che si solleva dal secondo disco degli inglesi Conan è tale da oscurare da visuale! Raramente mi è capitato di ascoltare uno stoner/doom così asfissiante… tuttavia, come leggerete, ho alcune riserve. Avvertimento iniziale: nonostante monicker e copertina, non aspettatevi nulla alla Cirith Ungol o Black Sabbath… i nostri sono chiaramente influenzati dai modelli dei ’90, non di una o due decadi prima. L’iniziale “Crown of Talons”, quasi dieci minuti, è subito il regno della distorsione più lugubre e ossessiva; le vocals, spesso sovrapposte, sono soltanto un urlo distante. “Total Conquest” è una apoteosi di piatti della batteria e ritmiche pesantissime, quasi al livello degli Ahab; violenta “Foehammer”, ma arrivati a metà scaletta succede qualcosa, le soluzioni si ripetono e il disco diventa improvvisamente pesante. Infatti, mi sembra un po’ monocorde “Gravity Chasm”; “Horns of Teeth” procede pure senza sussulti, e se i nove minuti della conclusiva “Altar of Grief” creano di nuovo la giusta, plumbea atmosfera, l’incantesimo si è un po’ spezzato. Forse è proprio la parte vocale, sempre sugli stessi toni, a stancare; forse è il wall of guitars sempre identico (doom metal non significa, a mio parere, soltanto ripetitività). O forse i pur bravi Conan, anche se in attività dal 2006, devono ancora maturare un po’.
(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10