(Autoprodotto) Veterani della scena rock napoletana, i Concetto Etico ci hanno messo ben 13 anni per pubblicare il loro primo ep: dal nutrito insieme di composizioni originali, da anni proposte in giro per la Campania, i nostri scelgono sei brani molto rappresentativi del loro sound, da qualche parte fra Afterhours e Litfiba ma con un tocco malinconico e disincantato in più. Ed è facile pensare che il valore aggiunto alla già gradevole musica della band siano i testi del cantante Sergio, sempre sospesi fra poesia e disperazione e in più punti così veri da risultare quasi disturbanti. L’amara ironia di “La vita perfetta” sta appunto nel fatto che quella descritta nell’opener è tutto tranne che perfetta: certo, non c’è errore, ma non c’è neanche amore perché ‘chi ama sbaglia’… e allora meglio essere ‘troppo marci’, come recita il chorus finale, che splendidamente vuoti. Il mito dell’emigrante meridionale è il soggetto di “Lampioni di sole a Milano”, l’unico pezzo in cui forse le liriche mostrano qualche incertezza di metrica e musicalità; liriche che in ogni caso sanno di una ironia distaccata, di speranze deluse in cui forse già dall’inizio non si sperava troppo… “Così fragile” è forse la canzone più à la Litfiba dell’ep: molto bello il basso in continua evidenza, molto bello l’assolo finale, e stavolta il cantato e le parole di Sergio sono più poetici e sfuggenti. Il rock più grintoso è nella titletrack, corrosiva e assai critica nei confronti della nostra classe politica; se nel disco ci fosse una ballad sarebbe “Notturno”, sognante ma sempre disincantata. A suo modo solare – e non poteva essere altrimenti – la conclusiva “Mediterraneo”, anche se il testo ha sempre accenti caustici quanto di fine intelligenza. I Concetto Etico sono realmente in grado di scuotere l’ascoltatore: in mezzo a tanti prodotti di routine, qualcosa che si fa finalmente notare, con una produzione pulita e tante belle idee messe in musica.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10