(Argonauta Records) Il doom è da sempre un genere molto particolare. Il minutaggio mediamente lungo delle canzoni fa pensare a composizioni di ampio respiro, complici i tempi di solito lenti e ritardati. Ma il doom è una brutta bestia, perché queste caratteristiche non bastano per far decollare le tracce, che restano sempre a basso regime, soffocando e attanagliando l’ascoltatore con un senso di claustrofobia e ansia. Ecco, questa lezione è stata imparata molto bene dai Conviction, autori di un debutto niente male. Otto tracce di lenta agonia e tetro romanticismo, fatto di assoli nervosi e distorsioni basse, voce sofferta e batteria col freno a mano. Una sorta di compendio per chi si fosse allontanato troppo dal doom e volesse sapere com’è lo stato dell’arte oggi, nel 2021.
(Enrico MEDOACUS) Voto: 8/10