(Satanath Records) Davvero interessanti questi Corpse Garden, band proveniente dalla Costa Rica, nati nel 2008 e giunti al loro secondo album. Il genere proposto è un death metal molto tecnico, che prende spunto dal brutal, ma inserendo in esso elementi psichedelici, con parti spiazzanti e stralunate dominate da un suono di basso davvero incisivo. Anche il concept dell’album si allontana parzialmente dalle tematiche tipiche del brutal, affrontando argomenti come l’alchimia e le teorie di Jung sulla personalità. Il sound di “Entheogen” è molto variegato, con frequenti cambi d’atmosfera all’interno di ogni singolo brano, spaziando da assalti brutali, con chitarre e batteria impazzite, a languide parti acustiche, molto dilatate ed angoscianti, ad assoli alla King Crimson, fino alle atmosfere oscure ed inquietanti affini al black. “Sulphur” è un brano emblematico, che rappresenta tutte le caratteristiche appena descritte; un pezzo che non esito a definire geniale. Trovo inutile, in questo caso fare un track by track, perché è davvero un’impresa ardua riuscire a spiegare a parole le sensazioni causate dalle mille sfumature presenti in ogni singolo passaggio di questa autentica opera d’arte. Tra tutti i musicisti della band, una menzione speciale va fatta per il bassista Carlos Venegas, che in varie occasioni mi ha riportato alla mente Steve Di Giorgio e Sean Malone. Un album dove brutalità e tecnica, melodia e follia si incastrano perfettamente, dando vita ad un mix letale, estremamente complesso, ma allo stesso tempo irresistibile, grazie a sfumature sempre nuove che vengono colte ascolto dopo ascolto. Monumentale!
(Matteo Piotto) Voto: 10/10