(Deepsend) Sembra di una vita fa l’uscita di “A New Species of Deviant”. Era il 2007 e l’8/1/2013 è il giorno del ritorno e i danesi Corpus Mortale lo fanno con un nuovo album e da subito posso dichiarare che il loro death metal è sempre truce. Il precedente lavoro non mi avevo convinto del tutto, nonostante poi il sound dei danesi fosse un discreto compromesso tra situazioni di tipo brutal della Florida e altre di maniera polacca, tipo Vader. Una via di mezzo, spiegata attraverso qualche etichetta, comunque generica, ma adatta a far comprendere la corposità di questo sound, il quale si ripete nel nuovo full length. La band ha registrato all’Antfarm Studio, luogo frequentato da The Haunted, Vader, Kataklysm ecc., e missato e masterizzato con Jacob Olsen presso lo JBO Sound Studio (Panzerchrist, Crocell ecc.). Maestoso, robusto, con escursioni violente e scandite da blast-beat comunque puliti e con al seguito riff mediamente variabili. Non c’è staticità e Martin Rosendhal con la sua voce gutturale cavalca con le strofe il riffing, mentre il suo basso pompa note a getto continuo. Brian Eriksen è rimasto alla chitarra, l’altro chitarrista per questo nuovo lavoro è Carlos Garcia Robles, mentre la batteria è suonata da Rasmus Schmidt. Si evidenziano “Love Lies Bleeding”, “A Murderous Creed” e almeno un altro paio di canzoni delle 10 totali. Il resto presenta qualche brano troppo piatto, anzi proprio l’accoppiata iniziale, ” Weakest of the Weak” e ” The Unwashed Horde” mi hanno fatto pensare al peggio. La seconda metà dell’album ha una marcia in più, un dinamismo maggiore, perché chitarre e batteria iniziano a duellare tra loro e a tirare fuori una vivacità accentuata. Di un certo interesse anche i solo delle chitarre. “FleshCraft” è un onesto album death metal e avulso da influenze o soluzioni moderne. Non sarà l’uscita dell’anno, ma è una release di sostanza.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10