(Autoproduzione) Non c’è ascolto, dei molti che ho dedicato a questo disco, che non mi faccia pensare: “ma che roba strana è?”. I Countess sono una one man band in giro da ben vent’anni. Alle spalle ben tredici album, più vari EP, demo, splits. “Sermons Of The Infidel” si aggiunge alla lista degli EP, nonostante contenga otto tracce per un totale di trentacinque minuti (ho visto album più corti!), e non smette di sorprendermi. Sarò sincero: Orlok non canta bene. Il suo growling, se così si può chiamare, è forzato, più una voce cattiva che un vero growl. Sicuramente arcigno, marcatamente vintage come impostazione. Musicalmente invece? Vintage di nuovo. Questo è heavy metal. Vero heavy metal, quello di una volta, quello che univa tutti, anziché dividere in sotto generi. Quell’heavy metal che agli inizi collocava bands come Venom, Bathory e Manovar dentro l’unica grande famiglia dell’heavy metal. Prima delle divisioni. Prima del prog, del power, del black, del black più duro, di quello più sinfonico. Prima di tutto. Davanti a tutto. “Sermons Of The Infidel” è un fottutissimo album heavy metal. Ha chitarre che tagliano. Ritmiche che pulsano. Tastiere che arricchiscono, che rendono tutto più epico. Mitica la opener “Hymn To The Gods Of Yore”, con quell’impostazione epica e marziale. Assolutamente fantastica “I Am The Infidel”, piena di chitarra, di ritmica, di melodia, di groove. Immenso motivo chitarra in apertura di “Son Of The Dragon”, così semplice, così forse ovvio, ma così eterno, efficace, micidiale, in un pezzo molto ricco, pieno di creatività. Tetra ed inquietante, quasi horror, “Child Of The Millennia”. Agli albori del black sinfonico, ma con profondo spirito classic metal “City Of Satan” e “Chosen By The Gods”. Disco con una produzione non certo professionale, ma dove tutto si sente molto bene ed ogni strumento trova il suo spazio e la sua individualità; ognuno segue la sua linea, ha spazio per improvvisare, per creare, per dire qualcosa di personale, specialmente il basso che propone alcune linee veramente belle. Dopo numerosi ascolti, continuo a pensare che sia un album fuori moda e scontato. Ma ad ogni ascolto mi ritrovo istintivamente a volerne un successivo. Musica emozionale dunque. Musica che colpisce i centri del piacere. Musica che fa godere. Sarà anche ovvia, ma così è decisamente fantastica!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10