(autoproduzione) Credo fermamente che il titolo di questo album e la stessa copertina rappresentino l’epoca nella quale viviamo, sopravviviamo. Illusione di gioia, felicità, totale mancanza di problemi, mentre il mondo si fotte letteralmente alle nostre spalle, mentre il fungo nucleare della nostra autodevastazione ci consuma, ci annienta, ci estingue. I Craving, Francia, urlano questa sensazione, questa oppressione, questo senso di soffocamento. Lo fanno con una musica tecnica, un thrash potente e deciso, violento, che sfocia, senza disperdersi, nel mondo del death-core. Un equilibrato mix delle forze in gioco, genera un sound la cui ispirazione arriva fino ai Sepultura, offrendo quelle cadenze capaci di scatenare headbanging da spezzare il collo. Istintivi e diretti nella composizione, capaci ed efficaci con gli strumenti, i Craving ci offrono sei tracce che descrivono la nostra rovina, in chiave molto ironica, al limite della pazzia. Potente e diretta “Bed Romanz”. Interessante e completa “Kalashnimosh”. Eccellente la title track. Quasi epica, nel suo contesto, ‘Kraken’, seguita dalla traccia forse più death metal: “Chili con Carnage”. Personalmente adoro “Yaya”. Ammetto di non averla capita, di non sapere cosa voglia dire, cosa stia a significare. Ma i lividi che provoca sono quasi permanenti, un marchio a fuoco di metallo rovente, di quelli che fanno tremare la terra, cadere i palazzi. I Craving sono Roba pesante.
(Luca Zakk) Voto: 7/10