(Horror Pain Gore death) La title track di questo album che arriva immediatamente dopo l’intro, mette in mostra un death metal oscuro dall’impeto inzialmente blackened, ma che va a cedere immediatamente il posto all’attitudine melodica che punta soprattutto a creare atmosfere. Il songwriting dei californiani Crepitus è questo, cioè un insieme di scenari nei quali melodie particolarmente intense prendono forma attraverso il normale riffing o grazie ai diversi assoli. Del resto nel tessuto delle canzoni compare un costante tappeto di tastiere che potenzia le atmosfere, siano esse ombrose o più epiche. Le chitarre dei Crepitus (nei quali compaiono alcuni membri dei loro compaesani Deception, band thrash metal) hanno andamenti anche più docili, più sul thrash metal o comunque melodic metal, ma l’attitudine della band non è quella di abbandonarsi a canzoni catchy. Tutt’altro, il growling torbido di Nick Jones, i tanti accordi in minore delle tastiere, le fasi più strutturate del riffing, seguite a ruota da un comparto ritmico che contribuisce a dare un’aura vagamente progressive (come negli oltre 9′ di “Anguish We Writhe”) e alla lunga definiscono un death metal perfido. Passaggi più marcati e cattivi, come in “Primordial Chaos” oppure in “Faith of the Wicked” e “Severance of Flesh and Spirit” si alternano dunque a parti suggestive. Il sound di questo secondo lavoro dei Crepitus tocca la scuola Edge of Sanity, Hypocrisy, ma anche le prime fasi della scuola americana come per i Suffocation e altri. “The Vile Vortex” non è un album che mira dunque solo alle melodie accattivanti, va alla continua ricerca di passaggi più complessi o celati dal buio e diventa un buon compromesso di stili servi del death metal.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10