(Quality Steel Records) Nel sound degli amburghesi Crimson Swan si fondono le due sfumature più oscure del doom metal, ovvero il death e il funeral: il risultato finale sarebbe in grado di gettare nella depressione anche la più esaltata e ottimistica teenager… “Unlit”, che peraltro è il full-“length” d’esordio, presenta sei litanie che non scendono mai sotto gli otto minuti di durata. Il rumore del mare e quello che potrebbe essere il canto di una sirena aprono “Fade to Nothingness”, brano di rarefatta decadenza: forse le chitarre sono un po’ troppo zanzarose, ma gli andirivieni fra algidi momenti acustici o pianistici e esplosioni di growling e rabbia funzionano, e la ripetizione conclusiva del refrain è letteralmente emozionante. Freddissima anche “Words of Perdition”, soprattutto quando le due voci maschile e femminile si sovrappongono nei passaggi in clean; la titletrack non si risparmia passaggi black (abitudine del doom più recente che onestamente non approvo) e mostra qualche minima incertezza nel growling. Ipnotico il finale di “Accusations”, poi la conclusiva “Voidhaven” ha diversi passaggi che rimandano direttamente all’ambient e altri che invece sono epicamente disperati, con vaghi richiami ai Paradise Lost degli inizi. Curiosità: la outro pianistica presenta esattamente lo stesso giro dell’inizio di “Heaten Assalut” dei… Doomsword!!
(René Urkus) Voto: 7/10