(Mechanix Records) I cileni Crisalida dedicano il proprio quinto album a riflessioni naturalistiche ed ecologiste, con una particolare attenzione per la propria terra natia e le popolazioni indigene ormai scomparse che la abitavano. Se l’iniziale “Cabo de Hornos” può ricordare un incrocio fra gli Opeth e i Porcupine Tree, e quindi ha una spiccata componente prog, con chitarre spigolose cui fa da contrappunto la voce, forte ma femminile, di Cinthia Santibáñez, il resto del disco vira verso componenti ambient e post-rock: è già evidente da “Morir aquí”, che ha più il tono degli Anathema degli ultimi 5-6 anni, e da “Bosque triste”, dotata di una lunga coda post-metal. Movimenti tribali in “Hidromachi”, appunto dedicata a una tribù scomparsa, mentre la conclusiva “Violeta Gris” è una ballad decadente, quasi gotica. A parte la copertina poco indovinata, un platter degno di interesse per ascoltatori dai gusti ricercati.
(René Urkus) Voto: 7/10