(Pure Steel Records) Finalmente! Aspettavo da anni il ritorno di Walter ‘Crom’ Grosse sulle scene, e di certo non sono rimasto deluso. Ho amato alla follia “Vengeance”, l’incrocio power/viking che sognavo da quando ascolto metal, e non sono stato fra quelli che ha puntato il dito contro “Of Love and Death”, apprezzando anzi quell’aura tragica e romantica che molti hanno letto come un appiattimento. Eccoci ora al terzo platter, che fonde assieme il meglio dei due che lo hanno preceduto e, se certamente non può eguagliare il debut, ci regala diversi pezzi over the top… con qualche caduta di tono che mi premuro, per onestà, di segnalare. Subito epica e potente “Behold the Lights”, con i cori così caratteristici di questo artista; pregevole anche il solo a metà brano. Mentre in “All alone” il nostro mostra nuovamente il suo lato riflessivo, quello del già citato “Of Love and Death”, “Shields of Gold” ha una resa aggressiva, che soprattutto nell’approccio vocale non si confà troppo al sound. Mentre “Father” indulge a bei toni acustici, che ricordano ancora il disco precedente, è godibilmente complessa e stratificata “Betrayal”, uno dei brani più lunghi e densi d’atmosfera. Marziale e oscura “One Step to the Lake below”, dove forse abbondano soltanto un po’ troppo le parti parlate; genuino e trascinante il riff di “Sentenced to Death”, mentre sei minuti per la statica ballad “Rain” sono certamente un po’ troppi. Crom si rifà con la titletrack conclusiva, summa della sua visione dell’epic metal: fluviale, melodico, possente, il brano procede per nove minuti mettendo insieme echi bathoryani ‘ripuliti’ ad altri warlordiani riletti in chiave europower. A chi non è avvezzo alla scena, la musica di Crom potrà sembrare simile (se non uguale) a quella di tanti altri; eppure, per chi sappia apprezzare le sfumature, non sarà difficile notare che siamo in presenza di uno dei pochissimi veri discepoli di Bathory. Il voto è già al netto delle sbavature!
(René Urkus) Voto: 8/10